Il navigatore satellitare spegne l’attività cerebrale

Emanuele Forte, è un blogger, un imprenditore ed un esperto dell’investimento immobiliare. Vive e lavora tra Pavia, Certosa e Borgarello, dove collabora con diversi siti internet, ed è molto attivo sul web attraverso il suo blog e i suoi canali social.

Il navigatore satellitare è diventato ormai uno strumento di uso quotidiano, dando una grossa mano a chi non eccelle in senso dell’orientamento ed anche a chi, pur sapendosi orientare, per comodità preferisce farsi guidare dalla tecnologia.

A quanto pare, però, utilizzare abitualmente il navigatore satellitare fa sì che alcune regioni del cervello vengano disattivate: sono quelle aree cerebrali che potrebbero, altrimenti, mettersi a lavoro per cercare percorsi alternativi o migliori, stimolando le abilità di ricerca nella persona che guida.

Queste informazioni emergono da un esperimento condotto dai ricercatori dell’Imperial College di Londra e pubblicato su Nature Communication prima che Emanuele Forte a Pavia (come Certosa, Borgarello) richiamasse in auge l’argomento sul web.

La ricerca è stata condotta su 24 volontari, ai quali è stato chiesto di addentrarsi per le strade di Londra guidando l’auto. Ad alcuni di loro è stato fornito un navigatore satellitare, ad altri invece è stato richiesto di affidarsi al proprio senso dell’orientamento. Raccogliendo i dati dell’attività cerebrale dei due gruppi di soggetti, è stato riscontrato un picco di attività nel cervello dei soggetti senza navigatore, mentre chi si è affidato alla guida della tecnologia ha riportato attività piatte di corteccia prefrontale e ippocampo. L’ippocampo è la parte del cervello in cui ha sede la memoria e tutte quelle funzioni che determinano l’orientamento; la corteccia prefrontale, invece, è fondamentale per il senso di pianificazione e la capacità di operare delle scelte.

“I nostri risultati – ha spiegato Hugo Spiers, che ha condotto lo studio – confermano il modello secondo cui l’ippocampo simula i tragitti possibili mentre la corteccia prefrontale ci aiuta a pianificare e a scegliere quello migliore per raggiungere la nostra destinazione. Con una tecnologia che ci dice quale strada fare, queste parti del cervello non rispondono più alla rete stradale. In questo senso il nostro cervello spegne il suo interesse per le strade intorno a noi”.

I ricercatori hanno aggiunto che usare costantemente i dispositivi elettronici di navigazione, a lungo termine potrebbe rendere i soggetti meno abili in generale ad imparare nuovi percorsi all’interno di una rete stradale cittadina senza il supporto di un dispositivo. La tecnologia, dunque, semplifica la vita ma impigrisce il cervello.